Al momento delle nozze, siano esse civili oppure celebrate in chiesa, i coniugi sono chiamati a scegliere il regime che regolamenterà i loro futuri
rapporti patrimoniali: la comunione legale o la separazione dei beni.
Attenzione che trattasi di una scelta non obbligatoria e, soprattutto, non definitiva. Infatti, gli sposi potranno non solo non esprimere alcuna preferenza, con la conseguenza che si instaurerà automaticamente la comunione dei beni, ma potranno altresì modificare il regime prescelto in qualsiasi momento, purchè ciò avvenga tramite una convenzione matrimoniale alla presenza di un notaio.
A seconda del regime preferito, i beni di cui ciascun coniuge diventerà proprietario nel corso del matrimonio, spetteranno ad entrambi nella misura del 50% indipendentemente dal contributo economico fornito da ognuno (nel caso della comunione dei beni), oppure di proprietà esclusiva del coniuge che li ha acquistati (nel caso della separazione dei beni). Queste regole valgono solo per gli acquisti successivi al matrimonio e non per quelli antecedenti alla celebrazione, per i quali invece gli sposi rimangono unici proprietari.
Quindi, contrariamente alla comunione legale, la separazione dei beni non comporta alcuna rilevante modifica nell’assetto patrimoniale dei coniugi, che rimane, di fatto, analogo a quello vigente in epoca antecedente alle nozze.
I beni che non rientrano nella comunione legale
E’ bene precisare, in ogni caso, che ci sono alcune tipologie di beni che non ricadono in comunione ed altri che vi rientrano solo al momento del suo scioglimento (comunione residuale), qualora non siano stati consumati. I primi sono i cosiddetti beni personali (art. 179 codice civile), ad esempio:
- il vestiario
- un computer acquistato per svolgere la professione,
- un immobile acquistato prima del matrimonio,
- un’eredità o una donazione ricevuta
I secondi, invece, sono costituiti, ad esempio, dai canoni di locazione percepiti da un immobile di proprietà di uno dei coniugi.
Vantaggi e svantaggi dei due regimi patrimoniali
Entrambi i regimi patrimoniali, quindi, presentano vantaggi e svantaggi; da un lato, la separazione dei beni potrebbe sicuramente disincentivare o limitare i conflitti di coppia al momento della separazione (atteso che ciascun coniuge mantiene l’esclusiva proprietà di quello che acquista nel corso del matrimonio) ma dall’altro garantisce meno tutele al coniuge economicamente più debole, rispetto al regime di comunione legale.
Spetta quindi solo ai coniugi valutare quale sia il regime patrimoniale preferibile, ponderando attentamente i pro e i contro di tale scelta.
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