Cosa sono?
Gli incontri protetti sono interventi, in modalità vigilata, rivolti a famiglie con minori compresi tra 0 e 18 anni che stiano vivendo legami familiari interrotti, deteriorati da separazioni conflittuali e/o da allontanamenti familiari.
Gli incontri protetti hanno lo scopo di salvaguardare il diritto di visita e di relazione, tutelando l’interesse del bambino, specie nei casi più gravi di maltrattamento o sospetto abuso sessuale.
L’intervento prevede compiti di osservazione e valutazione della genitorialità e mira a favorire la ripresa di una comunicazione e di una relazione tra il bambino e i genitori, e/o altre figure di riferimento, in un contesto protetto che consenta il riavvio e il sostegno di detti rapporti, a condizione che, durante gli incontri, non vengano riscontrati ulteriori fattori di rischio a danno del minore.
Gli incontri protetti tra genitori e figli avvengono alla presenza di un operatore qualificato (educatore, psicologo o assistente sociale), in modo da favorire la relazione fra quest’ultimi e garantire ai bambini il mantenimento dei rapporti con il familiare in una situazione il più possibile protetta e tutelata.
Da chi sono decisi?
Gli incontri protetti possono essere disposti sia dal Tribunale per i Minorenni che dal Tribunale ordinario civile, su suggerimento dei Servizi sociali territoriali e riguardano i minori per i quali il giudice abbia disposto particolari misure di tutela e protezione.
In particolare, poi, lo scopo dell’intervento dei Servizi sociali è quello di far proseguire, in modalità vigilata, il rapporto fra i genitori ed i figli, individuando una modalità di frequentazione che, pur assicurando il costante contatto, non metta a rischio la salute psicofisica dei minori.
In quali situazioni possono essere disposti?
Gli incontri protetti hanno la finalità di favorire e facilitare il mantenimento o la ricostruzione della relazione genitori-figli nell’ambito di nuclei familiari caratterizzati da:
- genitori altamente conflittuali al punto da interrompere l’esercizio del diritto di visita da parte del genitore non affidatario;
- genitori affetti da problematiche sanitarie (psichiatriche o di tossicodipendenza);
- allontanamento del minore dal nucleo familiare di origine in seguito ad un collocamento in una comunità per minori o in affidamento eterofamiliare;
- situazioni in cui un genitore è sospettato di maltrattamento o abuso sessuale;
- situazioni in cui è accertata una violenza intrafamiliare e assistita da parte del minore.
Dove avvengono gli incontri protetti?
Gli incontri protetti si svolgono in un luogo protetto, il c.d. “spazio neutro”, dove le famiglie possono incontrarsi alla presenza di operatori competenti (educatori, psicologi e/o assistenti sociali). Tali professionisti, infatti, data la loro esperienza a mediare questo genere di situazioni, hanno il compito di monitorare lo spazio, di affiancare e consigliare i minori e i loro genitori durante tutto il percorso.
Lo spazio in cui si svolgono gli incontri si definisce “neutro” in quanto non appartiene ad alcuna delle parti coinvolte ed è il più possibile gradevole, sereno e accogliente, attrezzato con giochi, tavoli ed angoli strutturati in modo da facilitare e consentire l’interazione e la relazione genitori-figli.
In genere, questi spazi sono organizzati per poter accogliere anche bambini molto piccoli.
Come e quando avvengono gli incontri protetti?
Come abbiamo detto, questo genere di incontri è disposto dal Tribunale per i Minorenni o dal Tribunale ordinario civile su segnalazione dei Servizi Sociali territoriali e, quindi, è il Giudice che stabilisce la durata e la frequenza degli incontri protetti.
Nella maggior parte dei casi gli incontri protetti iniziano con una cadenza mensile fino ad aumentare progressivamente e giungere ad una frequenza settimanale.
La durata degli incontri protetti è di circa un’ora, ma in occasioni particolari può prevedere delle uscite con conseguente durata maggiore.
Inoltre, come in parte già anticipato, ogni incontro protetto è monitorato da almeno una psicologa, assistente sociale o educatrice, che avrà il compito di gestire, proteggere lo “spazio neutro”, controllare, osservare e valutare il progredire degli incontri, così da poter, poi, relazionare alla autorità giudiziaria.
L’evoluzione positiva della relazione potrà, infatti, prevedere il passaggio verso luoghi di vita comuni, esterni, sempre attraverso il supporto di un professionista, chiamato a garantire la tutela del minore e a facilitare la relazione in questo passaggio, fino all’auspicabile raggiungimento della piena autonomia del rapporto tra genitore e figli.
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